È il pianista, compositore e direttore d’orchestra finlandese Olli Mustonen il protagonista, in questo triplo ruolo, del concerto con l’Orchestra del Comunale di Bologna, in programma venerdì 3 febbraio alle ore 20:30 presso la Sala Bibiena del Teatro felsineo.
Al debutto con i complessi del Comunale, Mustonen dirige il suo brano Triptyykki (“Trittico”), che aveva originariamente concepito nel 2014 per tre violoncelli a cappella, su commissione di Sam Steppel in memoria della moglie defunta, violoncellista dilettante, e che l’anno seguente aveva poi trascritto per orchestra d’archi su richiesta della Helsingin Juniorijouset (Orchestra d’archi giovanile di Helsinki). L’occasione erano le celebrazioni per il cinquantesimo anniversario della fondazione dell’Itä-Helsingin Musiikkopisto (Istituto Musicale di Helsinki Est). In Triptyykki, diviso nei tre movimenti Misterioso, Furioso e Ad astra, è percepibile la lezione del compositore finlandese Einoiuhani Rautavaara, scomparso lo scorso anno, di cui Mustonen è stato allievo sin da giovanissimo.
Pianista acclamato in tutto il mondo, ospite di orchestre quali i Berliner Philharmoniker, la Filarmonica di Monaco, la Chicago Symphony e la London Philharmonic, a Bologna Mustonen interpreta il Concerto per pianoforte e orchestra n. 25 in Do maggiore K 503 di Wolfgang Amadeus Mozart. Completato nel 1786, in un momento in cui il compositore godeva di grande popolarità come pianista, questo concerto incarna un momento di trasformazione stilistica e professionale di Mozart, evidente anche dalla maestosità del lavoro, di proporzioni quasi “sinfoniche”.
Nella seconda parte del concerto, Mustonen propone la Sinfonia n. 6 in Mi bemolle minore op. 111 di Sergej Prokof’ev, compositore di cui è considerato uno dei maggiori interpreti delle opere per pianoforte. Eseguita per la prima volta nel 1947, e segnata dalla censura da parte del regime sovietico, la Sesta Sinfonia venne ritirata dai programmi dei concerti in pochi mesi. Com’è noto, Prokof’ev era stato inserito nella “lista nera” dei musicisti accusati di «deviazioni formalistiche e tendenze antidemocratiche» contrarie ai dettami del realismo socialista, e le sue composizioni furono scarsamente considerate in patria fin dopo la sua morte, avvenuta peraltro lo stesso giorno di quella di Stalin.
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